EMOZIONI DI UNA MAMMA AL TEMPO DEL COVID
Penso che sia giunto il momento di condividere una parte delle mie riflessioni.
Partirò premettendo che anche per me, come tutti, la cosa più importante è la salute dei miei cari: la famiglia, gli amici, i colleghi e tutti quelli che conosco, per questo prego che nessuno di loro , di noi debba mai combattere la battaglia con il COVID-19.
Ma oggi non voglio parlare di questo perché se ne parla sempre, perché si sente nel cuore di ognuno di noi.
Io voglio parlare di quello che invece non si racconta, di quelle emozioni che sto provando da ormai 2 mesi. Che tengo dentro come un macigno, di cui ne ho parlato solo con poche mamme che come me le provano. Non ne ho parlato molto fin ora, ne ho fatto solo accenni perché quando ci provo a buttarle fuori ne vengo travolta.
Ho sofferto finora in silenzio, non rivelando mai quanto veramente questa cosa mi faccia soffrire, sentendomi allo stesso tempo in colpa di questo perché la vera sofferenza ormai ha a che fare con la malattia e il lutto.
Ma questa situazione non è fatta solo di questo e nessuno dovrebbe sentirsi in colpa di provare delle emozioni diverse. Nessuno dovrebbe reprimerle e affrontarle da solo.
Ho molti pensieri , molte emozioni ma vi parlerò di quella che mi accompagna giorno e notte.
Ho due figlie. Letizia, la piccola di casa, quest’anno aveva iniziato come anticipataria il suo primo anno alla scuola dell’infanzia. Interrotto un po’ come se fosse stata una prova “ ok, è pronta. Ci vediamo il prossimo anno.” E speriamo possa essere così.
E poi c’è Sofia. Il suo ultimo anno. La fine di un percorso. Il traguardo della sua prima tappa. La conclusione dell’essere solo bambini e basta, della spensieratezza del giocare insieme, dell’insegnamento basato sull’affetto, sul gioco, sulla comprensione, sulla socializzazione, sulla condivisione, sui nuovi legami come l’amicizia, sul legame con le maestre che non sono solo insegnanti ma per loro sono seconde mamme a cui vogliono bene e di cui si fidano, da cui si sentono protetti e compresi, da cui cercano l’abbraccio consolatorio quando salutano mamma o papà sulla porta.
Ecco, è per questo che piango la sera, come sto facendo ora mentre scrivo.
Convivo con il nodo alla gola che ogni giorno si stringe un po’ di più.
Guardo mia figlia e piango in silenzio per quello che le è stato tolto.
Voglio precisare che sono grata che stiano bene ed è quello che conta e che sono consapevole che sia giusta la chiusura della scuola per salvaguardare la salute di tutti. Ma questo è uno dei motivi per cui sono arrabbiata con il virus.
Ha tolto a mia figlia la possibilità di stare con i suoi compagni gli ultimi mesi, di condividere con loro la fine del suo percorso. Ha tolto a mia figlia la possibilità di stare ancora per un po’ con la sicurezza e l’affetto delle sue adorate maestre, che non solo l’avrebbero preparata alla scuola elementare ma l’avrebbero preparata al distacco che il cambiamento le farà provare.
All’inizio dell’anno ero preoccupata di come avrebbe affrontato il distacco, conosco bene Sofia, in questo mi assomiglia molto, ha un estrema sensibilità e vuole bene in un modo puro. Lasciare le sue maestre, i suoi compagni e la sua scuola sarebbe stata una cosa che l’avrebbe toccata molto e se aggiungiamo l’adattamento ad un nuovo ambiente, a nuove maestre e ad un nuovo modo di imparare, beh poteva solo essere difficile.
Ora, così, tutto è peggiorato.. non ci sarà un saluto finale, non ci sarà una festa tutti insieme, non ci sarà più la possibilità di stare seduti con i compagni ad ascoltare una storia, di stare sul tappeto a giocare o seduti tra quei banchetti a creare lavoretti, o di correre insieme nel giardino della scuola. Non ci sarà la possibilità di prepararla sia a livello scolastico che emotivo. Non ci sarà la possibilità di godersi quelle giornate fatte di sorrisi e spensieratezza.
Soffro per tutto questo, piango per il tempo che le è stato tolto e che io non posso ridargli.
Farò del mio meglio per aiutarla nel cambiamento, per aiutarla nell’accettazione di quel che non si può cambiare ma prima devo partire facendolo io. Prima devo riuscire a vivere queste emozioni, buttarle fuori. Devo riuscire a guardare i video delle maestre e dei compagni, ascoltare i vocali delle maestre sorridendo senza più piangere ogni volta.
Avrei preferito che il Ministro dell’istruzione decidesse di far rifare l’anno scolastico a settembre a tutti gli studenti ma questo purtroppo non credo che sia più nelle opzioni .
Chi mi conosce, comprese le maestre , sa quanto io sia sensibile, quanto io senta le cose in profondità e quanto questo sia, sia la mia forza che la mia debolezza.
Per questo ho deciso di raccontarlo nell’unico modo in cui sono capace di parlare di emozioni, scrivendole.
In questo momento sto soffrendo più io delle bambine, ma arriverà il giorno in cui tutto questo le travolgerà e io dovrò essere pronta a sostenerle, ascoltarle e rassicurarle che andrà tutto bene.
Quindi parto da qui, scattando questa foto a Sofia con il suo grembiule e scrivendo quello che provo.
Un abbraccio a tutte le fantastiche maestre che anche a distanza ci fanno sentire la loro presenza e il loro affetto e che ogni giorno lavorano per i nostri bambini.
Un abbraccio a tutti i genitori che come me stanno affrontando tutte queste emozioni in silenzio. Non siete da soli.
Mamma Luana.
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